Nata in una famiglia matriarcale il cui motto è “la vedovanza è la migliore condizione per una donna”, Francesca Falchi capisce, fin da bambina, l’importanza dello sguardo nuragico, dell’Epilady e della Madonna.
Dopo anni di spettacoli impegnati, segue il lapidario consiglio di sua madre (“Francè basta con questi spettacoli sulla gente morta, a mamma”) e decide di percorrere la dissestata strada della comicità, infilando più buche e passaggi a livello sbarrati di un camionista polacco sulla Carlo Felice.
Dicono di lei: “Ha più grinta di un ippopotamo e meno peli di una nutria”
Livello di tossicità: Mururoa in primavera