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EDIZIONE 2005

 


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FESTIVAL DEL CABARET

Festival del Cabaret di Martina Franca.

Si è chiusa nel migliori dei modi la IX edizione del Festival del Cabaret. Uno strepitoso Gianfranco Funari, che ha ricevuto il premio città di Martina Franca, ha regalato al pubblico presente nell’ultima sera, momenti di grande emozione, in cui il vecchio leone della televisione ha dimostrato di non aver perso lo smalto dei tempi migliori. Il neo direttore editoriale di Odeon tv ha parlato a briglie sciolte, bacchettando la sinistra, la destra, il governatore Vendola, la vecchia democrazia cristiana fino ad raccontare i suoi esordi nel modo del cabaret sul palcoscenico del mitico Derby di Milano.

 

Ma è stata anche la serata dei verdetti. Trionfatori assoluti sono stati Marco Bazzoni ed Alex De Santis, che con la loro interpretazione dell’artista neutro hanno messo d’accordo pubblico e giuria, aggiudicandosi un festival davvero competitivo per l’alto livello dei comici in gara.

L’altro premio, quello della critica, è andato, invece, al siciliano Salvo Spoto, che ha convinto più degli altri grazie ad un testo legato al tema dell’emigrazione.

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Si è chiusa nel migliori dei modi la IX edizione del Festival del Cabaret. Uno strepitoso Gianfranco Funari, che ha ricevuto il premio città di Martina Franca, ha regalato al pubblico presente nell’ultima sera, momenti di grande emozione, in cui il vecchio leone della televisione ha dimostrato di non aver perso lo smalto dei tempi migliori. Il neo direttore editoriale di Odeon tv ha parlato a briglie sciolte, bacchettando la sinistra, la destra, il governatore Vendola, la vecchia democrazia cristiana fino ad raccontare i suoi esordi nel modo del cabaret sul palcoscenico del mitico Derby di Milano.

 

Ma è stata anche la serata dei verdetti. Trionfatori assoluti sono stati Marco Bazzoni ed Alex De Santis, che con la loro interpretazione dell’artista neutro hanno messo d’accordo pubblico e giuria, aggiudicandosi un festival davvero competitivo per l’alto livello dei comici in gara.

L’altro premio, quello della critica, è andato, invece, al siciliano Salvo Spoto, che ha convinto più degli altri grazie ad un testo legato al tema dell’emigrazione.

 

Fin qui i verdetti, ma a consuntivo va detto che va agli archivi uno dei festival migliori degli ultimi anni. Mai come quest’anno, infatti, la qualità degli ospiti è stata così elevata. I vari Flavio Oreglio, Alberto Patrucco, Nando Timoteo, Francesco Scimemi, Bove e Limardi, Maniko Sport, il trio Ardone Peluso e Massa, i Quellilì ed uno strepitoso Giorgio Melazzi si sono prestati al gioco che il regista Riccardo Recchia (anche lui ha ricevuto un premio per i cinque anni di conduzione del Festival del Cabaret) ha inventato per questa nona edizione della kermesse. L’idea di un gruppo di comici che all’ultimo minuto dovevano salvare la comicità da una vita frenetica e triste è apparsa cornice divertente e mai invasiva, rispetto ad uno spettacolo volato via con un buon ritmo e senza sbavature.

 

Il merito va anche ai conduttori. La consolidata Georgia Roseano e lo strepitoso Enzo Fischetti, ai quali ha fatto da spalla una energica e “pepata” Sonia Litrico. Ed un plauso merita anche la band (formatasi per l’occasione) che ha suonato dal vivo sul palco, “Ultima banda”, composta da Massimiliano Scarcia, Francesco D’Amicis e Mirko Scarcia.

 

Da registrare, infine, i commenti dei vincitori. «Non possiamo che essere felici e soddisfatti di questa vittoria – ha evidenziato il duo Bazzoni – De Santis – soprattutto perché è stato premiato un pezzo che nasce come una parodia verso tutti quei personaggi che hanno successo nel mondo dello spettacolo, pur non sapendo fare niente. Si ride, certo, ma c’è anche una sofferenza di fondo, che ha fatto nascere questa esibizione». Ed un forte legame con la realtà e la quotidianità contraddistingue anche l’esibizione di Salvo Spoto. «Tutto quello che ho detto è accaduto realmente – ha commentato il siciliano – Ha vinto un pezzo forte. Un pezzo che parla di razzismo legato alla vita di personaggi che

hanno dimenticato le loro origini. Ma il mio è anche un messaggio a ritrovare la tranquillità».

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